Potere ma non voler essere Leonardo da Vinci

Divenire famosi ed essere ammirati per essersi rifatti il seno fino ad una settima, per fare i bulletti online, per essersi fatti chiamare “guru della moda”, per aver scattato inutili foto su Instagram o per aver pubblicato frasi scontate da falsi intenditori della vita su Facebook

Come ho già avuto modo di affermare, dal mio punto di vista un buon metodo per evitare le guerre è che ognuno pensi a sé: uno Stato può intervenire sull’operato di un altro solamente nel momento in cui lo stesso esce dai propri confini e mina la pace mondiale. A quel punto, è a questo che servono le alleanze e le organizzazioni sovranazionali. Se la Cina decide di invadere il Kazakistan, gli altri Paesi asiatici potrebbero pensare di allearsi con i malcapitati e fermare l’imposizione cinese; tuttavia, se in Sudafrica si instaurasse una dittatura, il resto del mondo non sarebbe, a mio modo di vedere le cose, autorizzato a intervenire: la storia del mondo insegna che una sistema autoritario non si instaura e non prospera laddove non ci sia un popolo a sostenerlo. Qualche esempio? Qualche esempio.

Le giustificazioni ai conflitti

Per quanto a molti non piaccia sentirlo, è innegabile che il fascismo, in Italia, godesse di grande appoggio; certo, c’era chi avrebbe voluto spodestare il Regime ma si trattava di una minoranza irrisoria, soprattutto negli “anni d’oro” del ventennio.
Se questo non dovesse bastare, ecco altri due esempi: in primis, la Rivoluzione Russa. Per quanto, formalmente, lo zar fosse legittimato al comando, di fatto non lo era più da tempo; l’inettitudine di anni di sistema zarista aveva portato la Russia in una condizione di estrema povertà e il popolo a un’insoddisfazione generale, mai recepita, o comunque ignorata, da parte della classe nobiliare. Quando finalmente la maggioranza del popolo si è trovata pronta, una non troppo bella rivoluzione ha sovvertito l’ordine. Sì, tutto questo ha portato all’instaurarsi del comunismo Leninista, prima, e al totalitarismo di Stalin, ma questa è un’altra storia…
Terzo esempio, un po’ più indietro nel tempo: la Rivoluzione Francese. Quale migliore esempio! A così ampia distanza dai fatti, possiamo analizzare il tutto con occhio più critico. Due generazioni di scelte mal prese, qualche guerra, povertà e, di nuovo, l’ascesa al trono di un sovrano particolarmente babbeo, hanno portato il popolo francese a una situazione di estrema precarietà. Un mix di strategia e paura, unite a altre discutibili scelte  da parte di Luigi XI (vedi “chiudo a chiave la sala dove si riuniscono gli Stati Generali“) hanno portato alla Rivoluzione. Certo, anche qui i risultati sono stati non propriamente rosei: il Terrore, Robespierre, quelle 16-17 mila teste ghigliottinate, Napoleone e altre numerose guerre; ecco che entra in gioco l’ampia distanza dai fatti: c’è voluto diverso tempo, ma, quasi da sola, la Francia ne è venuta fuori. Well done, Francia!

Le lobby a contrasto del progresso

Tutta questa premessa per finire dove? Qui.
Le guerre in cui siamo immersi noi ora sono frutto di una serie di scelte sbagliate prese nell’ultimo secolo. Stati che intervengono dove non gli compete, altri creati a tavolino, nazioni che appoggiano con armi e tecnologia guerre troppo distanti ed ecco fatto: la ricetta perfetta per un disastro coi fiocchi. 

Questo mio infinito testo vuole essere una denuncia. Eh già. Perché i soldi fanno tutto, e questo mi rattrista. Sapete cos’altro fa tutto? I media.
Chiunque a questo mondo potrebbe essere un Leonardo da Vinci, ma non ci impegniamo abbastanza! E se vi sembra che io stia saltando di palo in frasca, attendete ancora un istante.

Appurato che le attuali guerre – e molte delle passate, in realtà – nasce dal interessi economici e mire politiche, chiediamoci: cosa muove, per lo più, i conflitti di oggi? Il petrolio; perché, si sa,  il petrolio arricchisce. Cosa ne è delle fonti d’energia alternative, che potrebbero rendere il petrolio (che, tra parentesi, sta finendo) superfluo?
Grazie a Dio, in Italia quella del lobbista non è una vera professione e non è nemmeno tanto ben vista; in America, invece, le lobby sono sistemi riconosciuti e apprezzati. Cos’è una lobby?

L’amata Treccani ci dice in proposito:

Termine usato negli Stati Uniti d’America, e poi diffuso anche altrove, per definire quei gruppi di persone che, senza appartenere a un corpo legislativo e senza incarichi di governo, si propongono di esercitare la loro influenza su chi ha facoltà di decisioni politiche, per ottenere l’emanazione di provvedimenti normativi, in proprio favore o dei loro clienti, riguardo a determinati problemi o interessi: le lobby degli ordini professionali, del petrolio.

A parere mio, il fatto che un politico si lasci apertamente influenzare da persone che pubblicamente cercano solo di portare acqua al proprio mulino, significa che il suddetto politico deve essere un imbecille.
Allo stesso modo, chissenefrega se un qualcuno dall’Ohio aveva trovato già dieci anni fa un carburante alternativo; chissenefrega pure se ci saranno altre centinaia di giovani in tutto il mondo con idee innovative. Perché le lobby assicurano che a tutti conviene il petrolio. Anche a costo di una guerra e di qualche insignificante vittima.

In loving memory of Leonardo Da Vinci

La colpa, però, non è solo dei politici; e sono seria. Sarebbe troppo pretendere dal genere umano che tutti quanti siano onesti o volti al bene comune; a dir il vero, quasi nessuno lo è.
La colpa è di ciascuno di noi, in primis. Bisogna che ci mettiamo in testa che siamo noi piccolini a disporre del nostro futuro e delle nostre vite, e ciò che vedo ogni giorno mi fa perdere fiducia nell’umanità.
Come siamo passati dall’essere la patria dei più grandi scienziati, musicisti e artisti del mondo, a ciò che siamo ora? Parlo dell’Italia, ovviamente. Che fine hanno fatto i Leonardo da Vinci, che ho già nominato? Fagocitati, ecco dove sono. Fagocitati dalla pigrizia e dalla stupidità.

Come possiamo avere fiducia in un mondo che ha come protagonisti giovani che non sanno citare il primo articolo della nostra Costituzione? Convinti che sia lecito scrivere senza le vocali o sostituendo le k alle c, che si possa dire “se avrei“, che non hanno un minimo di coscienza civica e comunicativa per comprendere che non tutto ciò ce si legge su Facebook sia verità, che fanno di “Saluta, Antonio” un idolo delle folle.
Secondo i dati Istat, nel 2011 erano ben 593.523 gli analfabeti presenti sul nostro territorio nazionale; sempre secondo le rivelazioni Istat, nel 2016 lettori italiani erano 40,5% della popolazione totale, in calo di 1,5 punti percentuali rispetto al 2015: il dato è aggravato se se pensa che questi “lettori” sono solo le 23 milioni di persone che hanno dichiarato di aver letto almeno un libro in un anno…
Noi dovremmo impiegare le nostre forze e le nostre energie per migliorare il mondo. Dovremmo non essere mai stanchi di imparare! Chiunque può essere Leonardo da Vinci, e non significa che se non ce la faremo avremo fallito, ma almeno avremo provato. Non ci saremo fatti trascinare dagli eventi come inutili bastoncini gettati in acqua!

Cultura degradata italiana

Divenire famosi ed essere ammirati per essersi rifatti il seno fino a una settima, per fare i bulletti online, per essersi fatti chiamare “guru della moda“, per aver pubblicato fotografie ritoccate su Instagram o per aver postato frasi scontate da falsi intenditori della vita su Facebook… Non è questo il modo di vivere; o meglio, lo è per chi vuole essere inutile, un’ombra insensata e persa che vaga sulla terra senza un perché. Questo è il modo giusto di vivere se volete vivere come se non foste mai venuti al mondo.

Il mondo va a rotoli e a nessuno importa nulla? Non voglio crederlo. A qualcuno dovrà pur importare. Qualcuno dovrà pur rendersi conto che le cose non devono, non possono funzionare così.
Ho un’amica insegnante delle scuole medie e diverse volte mi capita di lodarla per svariati motivi. Lei possiede questo meraviglioso dono dell’insegnamento – cosa non scontata per un insegnante; quando parla di conoscenza e di sapere, le si illuminano gli occhi, mette tutta la sua energia nello spiegare ciò che sa e trasmette immancabilmente lo stesso entusiasmo nel suo interlocutore, che rimane estasiato e curioso di saperne di più. Voglio pensare che un lavoro come il suo, fatto come lo fa lei, servirà a qualcosa. Voglio sperare che ci siano al mondo miliardi e miliardi di persone pronte a scoprire e conoscere e a non farsi demoralizzare o distrarre, pronte ad imbracciare le armi della sapienza per migliore il folle mondo in cui viviamo.

Veronica Rosazza Prin_Firma_Veronica

 

 

Aggiornamento: questo articolo è stato aggiornato l’11 gennaio 2018, rispetto alla prima versione del 16 novembre 2015.
Un faro di speranza mi si è aperto nelle mie ricerche sui dati Istat: pare infatti che siano i giovani tra gli 11 e i 14 anni a leggere più di qualunque altra classe d’età.